Temolo Stampa
Mercoledì 18 Aprile 2018 18:49

ESTRATTO Fly Line 2014 – Anno 29° - n3 maggio/giugno

 

100 TEMOLI IN PARADISO di Pellegrino, Borroni, Balocco, Puzzi e Ardigò.

 

Sono cento temoli davvero fortunati quelli che sono stati seminati in un ruscello trasformato in piccolo paradiso (il ruscello Vivaio del Torrente Gesso) solo per loro, eppure è proprio così che sono andate le cose. Cento temoli, l’avanguardia sperimentale di quello che potrebbe diventare un progetto ad ampia portata destinato a riportare i fiumi della provincia di Cuneo alle glorie alieutiche del passato.

 

Le cause della quasi estinzione del temolo nel cuneese in poco più di un trentennio sono diverse e tra loro interagenti. Tra queste le principali sono le seguenti:

 

- La specie richiede abbondanti quantitativi di acqua e assenza d’interruzioni della continuità fluviale data la sua necessità di notevoli spostamenti nelle diverse fasi vitali; nell’ultimo trentennio sono aumentati a dismisura i prelievi idrici e gli sbarramenti fluviali con situazioni di prolungata secca per svariati chilometri delle aste fluviali popolate da questo pesce.

 

- La specie richiede la massima naturalità dell’alveo, con situazioni di differente intensità della corrente e profondità dell’acqua, con buche e raschi, diversificazione dei fondali e dei substrati, sabbiosi, ghiaiosi e sassosi; i ricorrenti interventi di artifcializzazione e banalizzazione degli alvei portati avanti negli ultimi decenni, con motivazioni più o meno fondate di sicurezza idraulica e pochissimo rispetto della necessità ecologica di conservare la più ampia diversità ambientale, hanno costituito sicuramente un pesantissimo fattore penalizzante nei confronti del temolo;

 

- La specie, a riproduzione primaverile, è sempre andata incontro a variazioni cicliche di abbondanza legate al regime idrologico: in annate con forti piene primaverili il novellame di temolo viene falcidiato; nell’ultimo ventennio le piene rovinose, in connessione con i mutamenti climatici in atto, sono devenute più frequenti che in passato, con inevitabili ripercussioni negative;

 

- Ricerche scientifche hanno dimostrato che tra trota fario e temolo esiste una certa competizione sia a livello alimentare che di predazione diretta sugli avannotti di temolo, molto più piccoli alla nascita di quelli di trota; poi le smisurate immissioni di trote fario svolte nel corso degli ultimi decenni probabilmente hanno svolto un ruolo dannoso per il temolo, oltre che per la marmorata (per quest’ultima il problema è stato l’ibridazione);

 

- La ben nota esplosione demografica dei cormorani a partire dagli anni ottanta ha sicuramente recato un colpo letale alla sopravvivenza del temolo: temolo e cavedano, entrambe specie che vivono in banchi e frequentano preferibilmente le acque aperte, sono state le prede sulle quali si è concentrata la micidiale predazione di questi uccelli ittiofagi, agevolata dalla banalizzazione degli alvei fluviali. Oltre al temolo perfino una specie molto adattabile e resistente come il cavedano ha subito conseguenze pesantissime.

 

È in questa fase di gravissima criticità che l’esperimento sul Ruscello Vivaio del Torrente Gesso a Valdieri potrebbe rivelarsi significativo.

 

L’importanza dei piccoli ambienti acquatici laterali dei fumi e torrenti principali è nota da sempre, poiché si tratta di ambienti acquatici che offrono condizioni ambientali particolari, diverse dal torrente o fume principale, adatte a particolari momenti della vita acquatica o a particolari stadi vitali. I pesci amano questi ambienti laterali, perché vi possono trovare condizioni termiche diverse, cibo, rifugio dai predatori, aree riproduttive particolarmente idonee e riparo da eventi alluvionali. In Francia, ad esempio, la tecnica di gestione delle trote attraverso la creazione dei “ruisseaux pépinières” è in uso da moltissimi anni, e i risultati spingono le associazioni di pescatori a continuare su questa strada, con incentivi anche da parte dell’ente pubblico. È un cambio di strategia rispetto al semplice ripopolamento ittico. Si tratta di aumentare la capacità biogenica degli ambienti acquatici mettendo a disposizione dei pesci ambienti favorevoli di piccole dimensioni, che possano massimizzare i benefci anche con poca acqua a disposizione. Il ruscello vivaio realizzato a Valdieri ha preso in parte spunto da questa antica tecnica di gestione francese delle acque a salmonidi, coniugandola con tecniche proprie della riqualifca fluviale, e di manipolazione dell’habitat acquatico di cui le associazioni di pesca nordamericane sono maestre. Il ruscello vivaio di Valdieri è un ambiente acquatico esistente da moltissimo tempo, dotato di una portata non trascurabile dell’ordine della decina di litri al secondo, già utilizzato come zona di ripopolamento ittico e colonizzato spontaneamente dalle trote del torrente Gesso. I risultati dei recuperi ittici degli ultimi anni sono stati sempre stupefacenti: centinaia di trotelle selvatiche che crescono in questo piccolo ambiente e che possono essere destinate al ripopolamento, con le migliori caratteristiche di rusticità e le maggiori chances di sopravvivenza. Ma il ruscello vivaio, già molto bello di suo e produttivo, aveva lunghi tratti molto banali, rettilinei, con una lama d’acqua molto bassa, senza alcun rifugio per i pesci: è quindi apparso chiaro che poter migliorare la morfologia e diversifcare tali tratti in funzione dei pesci, avrebbe potuto incrementare decisamente la già elevata capacità biogenica del corso d’acqua. Con tali premesse, la vera preoccupazione, come ci insegnano i medici, è “primum non nocere”. Un progetto che prevedesse interventi “pesanti”, con difese spondali, calcestruzzo o altro, avrebbe fatto danni. Ma anche solo il movimento a casaccio di una piccola ruspa avrebbe potuto fare danni irreparabili, anziché dare un miglioramento. È stato quindi accuratamente progettato un intervento “in punta di piedi”, percorrendo con il titolare dell’impresa (al quale vanno fatti i complimenti) il ruscello passo a passo, segnando con lo spray i punti dove intervenire, scegliendo gli accessi che non sacrifcassero la vegetazione ripariale, mappando con il tablet i punti Gps di ogni singolo intervento, defnito nelle tavole di progetto secondo precisi tipologici. I tipologici sono le buche, la posa di ceppaie, i rifugi sottosponda, deflettori e strettoie utili a diversifcare l’alveo del corso d’acqua. Il tutto realizzato solo ed esclusivamente in legno e pietrame. È un lavoro che va fatto con la collaborazione di un ingegnere idraulico, che sa come risponderà idraulicamente il sistema, e con l’ittiologo, che sa se e dove i pesci possono trovare i rifugi e spazi congeniali. Il ruscello vivaio è oggi una realtà, visitabile da chiunque, un laboratorio a disposizione di tutti, ma soprattutto un ambiente per i pesci, a partire dai temoli.

 

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Semina “pilota” del campione di 100 temoli. Il tratto è stato sterilizzato da altri pesci predatori (trote), per salvaguardare i nuovi arrivati (foto Nanni Villani).